Durante una lettura portfolio, mi è stata posta una domanda che all’inizio mi sembrava semplice: "Perché fotografi?" Senza esitazione, ho risposto che il mio lavoro è una ricerca volta a scoprire e rivelare "la bellezza nella realtà." Tuttavia, quando mi è stato chiesto perché questa ricerca fosse importante per me, mi sono trovato senza parole. Questa domanda, inaspettata e profonda, mi ha accompagnato da allora. Ancora oggi, trovo difficile articolare le ragioni più profonde che mi spingono a comporre le mie fotografie.
Quello che so con assoluta certezza è che il processo stesso mi porta gioia. C’è un appagamento unico che provo quando mi trovo di fronte a qualcosa—un frammento dell’infinito mondo che mi circonda—che sento il bisogno di catturare. È come se mi imbattessi in un momento, un oggetto, o una scena che risuona profondamente dentro di me, qualcosa che chiede di essere inquadrato, di essere reso finito e armonioso attraverso l’atto della fotografia.
Quando riesco in questo intento, quando riesco a trasformare quel qualcosa di sfuggente in un’immagine coerente e bilanciata, provo un profondo senso di soddisfazione, una gioia che è difficile descrivere ma impossibile ignorare. È in questi momenti che mi sento connesso al mio scopo, anche se ancora fatico a definirlo a parole.
Forse la bellezza che cerco non riguarda solo l’estetica; forse si tratta di catturare un senso fugace di ordine e significato in un mondo che spesso sembra caotico e travolgente. Oppure forse è semplicemente la gioia della creazione, l’atto di portare qualcosa di nuovo all’esistenza. Qualunque sia la ragione, questo viaggio di scoperta, di trovare la bellezza nell’ordinario e nello straordinario allo stesso modo, è ciò che continua a spingermi avanti.
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During a portfolio review, I was asked a question that seemed simple at first: "Why do you photograph?" Without hesitation, I answered that my work is a search to uncover and reveal "beauty in reality." Yet, when pressed further—when asked why this pursuit matters to me—I found myself at a loss for words. This question, unexpected and profound, has lingered with me ever since. Even now, I find it difficult to articulate the deeper reasons that compel me to compose my photographs.
What I do know, with absolute certainty, is that the process itself brings me immense joy. There is a unique fulfillment that comes when I encounter something—some fragment of the infinite world around me—that I feel compelled to capture. It's as if I stumble upon a moment, an object, or a scene that resonates deeply within me, something that demands to be framed, to be made finite and harmonious through the act of photography.
When I succeed in this endeavor, when I manage to transform that elusive "something" into a coherent and balanced image, I experience a profound sense of satisfaction, a feeling of deep joy that is difficult to describe but impossible to ignore. It’s in these moments that I feel connected to my purpose, even if I still struggle to define it in words.
Perhaps the beauty I seek isn’t just about aesthetics; perhaps it’s about capturing a fleeting sense of order and meaning in a world that often feels chaotic and overwhelming. Or maybe it’s simply about the joy of creation, the act of bringing something new into existence. Whatever the reason, this journey of discovery, of finding beauty in the ordinary and the extraordinary alike, is what continues to drive me forward.